Punti di vista
Durante l’attività didattica ed educativa ci troviamo talvolta di fronte ad un interrogativo: posso (devo) privilegiare un
Oppure faccio il gioco, apparentemente imparziale, di chi, nel presentare un pensiero con velato distacco, usa la parola come un fioretto, imprimendo al linguaggio un carattere marcatamente fazioso, che gli studenti, nella loro ingenuità, non sono in grado di percepire?
O ancora, evito quegli argomenti scomodi, facendoli passare per inutili o poco interessanti?
E’ evidente che nel mio lavoro il rischio manipolazione è elevato. Facendo qualche passo indietro negli anni, mi vengono in mente quei libri di storia che volutamente hanno ignorato vicende storiche importanti (per es. Le Foibe) o quelle lezioni di filosofia durante le quali venivano offerte “letture” fortemente condizionate dall’ideologia del docente.
Ascolto con diffidenza chi sostiene che tanti di questi problemi possono essere superati utilizzando il “www”, quasi che un accesso “democratico” alle informazioni, una diffusione più ampia della conoscenza, uno strumento alla portata di tutti siano la soluzione del problema.
Sorrido quando qualcuno parla della rete in questo modo, quasi esistesse un mondo virtuale parallelo a quello reale, due mondi con due anime: mi sembra una visione del mondo, forse affascinante, certamente schizzofrenica.
La ricerca della conoscenza e della libertà si gioca su campi diversi, ma il mondo è uno e dunque identici sono i problemi che affrontiamo.
Ciò che troviamo sulla rete, sulla carta stampata, sui nuovi media, nelle aule delle nostre scuole ci pone di fronte una sfida importante: individuare strumenti, strategie e metodologie che possano superare quei costanti tentativi di manipolazione delle informazioni e della conoscenza e che, in fondo, non fanno altro che minare la nostra stessa libertà.
Gli strumenti. Credo sia importante sfruttare le potenzialità della rete: a costo zero abbiamo accesso a migliaia di fonti. Non sono convinto che tante fonti diverse siano garanzia di verità e oggettività: abbiamo però più opportunità per giungere a delle scelte personali, con un ventaglio più ampio di motivazioni.
A questo riguardo è importante che anche nelle scuole si affronti con più determinazione il “digital-divide”, offrendo a tutti l’opportunità di accedere alle nuove tecnologie, così che vi sia una più ampia condivisione dei benefici.
Le strategie: a Noam Chomsky, filosofo, linguista e soprattutto teorico della comunicazione viene attribuita la lista delle dieci strategie della manipolazione mediatica. Leggendole, si sente un senso di soffocamento, sembra siamo ormai preda di un misterioso Grande Fratello. Ho la convinzione che nella rete stessa vi siano i presupposti e le condizioni per superare queste difficoltà. Se anche fosse vera l’affermazione che alcuni gruppi di potere “manovrano” l’informazione, è altrettanto vero che, chi utilizza la rete, si muove in uno spazio senza confini e dalle potenzialità enormi. Penso alla Cina che, nonostante un ingente sforzo che ha coinvolto uomini, mezzi e risorse finanziarie, non è riuscita a mettere il bavaglio all’informazione libera. Ciascuno nella rete è un fruitore di servizi ma è anche un potenziale produttore di contenuti: la possibilità di ciascuno di giocare un doppio ruolo è il vero punto di forza. E questo a dispetto di ciò che Chomsky chiama “fissazione delle priorità”, quella sorta di “struttura prioritaria delle notizie” che i grandi media determinerebbero.
Infine le metodologie. Questo forse è l’aspetto più complesso.
Chiedo perdono a Sant’Agostino e Cartesio per quello che scriverò, spero se ne facciano una ragione. Mi permetto di accostare due frasi dei due grandi del pensiero occidentale: il Dubito ergo sum di Agostino e il Cogito ergo sum di Cartesio. Dubito ergo cogito: il dubbio come azione, come fondamento e presupposto di qualunque forma di conoscenza, un dubbio che non imbalsama o blocca la conoscenza ma la stimola e la pone continuamente in discussione. Un dubbio che diventa senso critico, che apre nuovi orizzonti e non è mai appagato delle risposte trovate. Un dubbio che ci guida nel cercare e pesare le informazioni, nel conquistare una opinione che diventa non solo il nostro “punto di vista” ma anche il nostro punto di vita.